mercoledì 7 novembre 2007

"Avevi il diritto di fidarti". Letterina a Meredith Kercher

Da "Letterine", la rubrica di Franco Bomprezzi (tra le altre cose mio caporedattore all'Agr durante lo stage che ho fatto lì quest'estate) sul quotidiano online "Affari Italiani".
Mi sembra valga la pena di leggerla...


Cara Meredith, avevi il diritto di fidarti
Martedí 06.11.2007 13:00

Cara Meredith, da dove ti trovi adesso per favore non leggere i giornali, non ascoltare i telegiornali. La tua vita, le tue ultime ore, il tuo corpo, sono sottoposti a un massacro per certi versi peggiore di quello che ti ha inferto il tuo carnefice. Un lettore mi ha scritto parlando di "condanna a morte" che a te è stata sentenziata senza che tu potessi opporti, mentre sicuramente l'assassino, se sarà individuato, non verrà ripagato con la stessa pena. Io non so come tu la pensassi, ma credo che le parole di questi giorni, in molti animi, siano davvero formulate senza pensare alle conseguenze.

I delitti, specialmente quelli che hanno uno sfondo sessuale
, sono sempre caricati di una attenzione speciale, morbosa, attirano l'opinione pubblica che da un lato si indigna, dall'altro scava nei dettagli.

Condannare a morte il tuo assassino non è certo la risposta di un paese civile.
E non ti riporterebbe in vita. Sulla pena di morte, a costo di ripeterlo in continuazione, non potrò mai cambiare idea, perché sarebbe la sconfitta della civiltà giuridica che questo Paese ha esportato nel mondo.

Altra cosa è la pietà e il silenzio, che forse ci vorrebbero attorno a casi come il tuo, lasciando agli investigatori il compito non facile di trovare i colpevoli. Secondo me ci riusciranno, e forse scopriremo che sono nostri simili, tuoi conoscenti, persone delle quali ci si poteva "fidare", certamente non brutti, sporchi e cattivi.

Non c'è nessuna morale da trarre, cara Meredith. Neppure sul tuo tipo di vita. Perché a 22 anni, in Italia per studiare e per vivere, avevi tutto il diritto di fidarti e di cercare esperienze anche personali. Che nessuno ti giudichi, che molti ti ricordino per il tuo sorriso.

franco.bomprezzi@affaritaliani.it

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